Bova, una strategia fuori dagli stereotipi per il recupero dell'identità
Dal modello di borgo-vetrina a quello di paese-comunità: dopo gli interventi di recupero del centro storico, Bova raccoglie i suoi primi frutti e si appresta a fare il salto di qualità con un lavoro di trasmissione del proprio patrimonio immateriale ai giovani. Una strategia che va oltre modelli di sviluppo turistico consunti.
Di Gianfranco Marino
È uggioso il tempo in questa domenica di fine febbraio. La pioggia e la nebbia restituiscono una immagine invernale che avevamo quasi dimenticato. È una cartolina a tratti nitida a tratti sfocata quella che osservo guardando fuori dalla finestra, un fermo immagine che mi rimanda alla mente ricordi lontani suggerendomi nello stesso tempo uno sguardo in avanti.
Guai a non avere prospettive, guai a lasciarsi sopraffare dal disimpegno e dalla rassegnazione! Pensavo a questo guardando fuori da quella finestra che regala quasi sempre uno sguardo sulla profondità dello Ionio. Mi sono detto poi, in modo forse banale, che la nebbia è condizione temporanea e dietro quella cortina grigia ci sta sempre il mare. Mi sono detto che quando il mare non riesci a vederlo devi avere la forza di chiudere gli occhi e cercare di immaginarlo per come lo ricordi, perché il ricordo che conservi nella mente non è un semplice insieme di immagini, è qualcosa di più, è il filo di Arianna che ti porta fuori dal labirinto, è una stella polare che ti indica un percorso.
Non ho certo velleità poetiche è arte che non mi appartiene, mi affido invece a questo accostamento non casuale per fare riferimento alla condizione di spaesamento che stiamo vivendo ormai da tempo, sopraffatti da una società che ha tritato tutto velocemente, togliendoci sempre più punti di riferimento e lasciandoci sempre più soli. Nel pensare ad un futuro per il nostro centro, che fino ad un quarto di secolo fa non avremmo mai immaginato, nel tracciare una direttrice da seguire nel tempo ristretto di una attività amministrativa, abbiamo pensato di partire da quello che c’è, osservando quello che manca, mettendo in fila ricordi e speranze, cercando di trasformare in opportunità quello che fino a un certo punto era avvertito come fardello di cui disfarsi.
Nell’immaginare tutto questo abbiamo colto nel tempo l’esigenza di un lavoro che andasse oltre gli investimenti economici, oltre gli interventi fisici di lifting di un centro storico oggi quasi completamente recuperato e questo, la parte materiale, è quello che c’è, quello da cui partire e non è poco. Siamo passati poi a quello che abbiamo valutato essere la parte mancante, il quid in più che potesse servire al definitivo cambio di rotta, quel lavoro sulle coscienze, utile a restituire specie ai più giovani il peso positivo del valore identitario, perché la differenza sta proprio nel modo di percepire le cose e negli strumenti che hai per farlo.
Siamo partiti dunque da quello che abbiamo, dalle strutture, dal Museo della lingua, da quello di Paleontologia e da quello del costume della Magna Grecia. Siamo partiti dall’analisi del patrimonio storico ed archeologico per consegnare ai ragazzi una consapevolezza diversa, strumenti differenti per leggere ciò che li circonda, attribuendo ad ogni cosa un significato romantico, sofferto e profondo che si possa trasformare in strumento di scelta consapevole. È un lavoro sfiancante, lungo, difficile, qualcosa di cui sai che non vedrai la fine e nonostante tutto ti fa stare bene, ti riconcilia con te stesso restituendo dignità al lavoro di quanti ti avevano consegnato qualcosa da tramandare, perché tutto sommato se ci fermiamo un attimo a riflettere, cos’è la vita se non un continuo passaggio di testimone.
Abbiamo tracciato la nostra linea, stiamo percorrendo la nostra strada con impegno e con passione, aiutati da quanti stanno condividendo con noi un percorso mossi da ideali comuni e comune sensibilità. Margherita, Daniele, Silvio, dietro ogni nome una storia personale, un bagaglio, tante esperienze messe a sistema sotto un comune e nobile denominatore.
Il percorso, i percorsi che stiamo dedicando ai ragazzi delle scuole, così come quelli riservati ad una platea diversa, vanno oltre il valore didattico, oltre la divulgazione di un patrimonio, sia esso storico, culturale o architettonico: è la nostra un’opera pretenziosa ma oggi per fortuna non più utopistica, è un impegno a lasciare qualcosa di immateriale, un valore, una consapevolezza diversa, qualcosa di bello per noi e per chi verrà, qualcosa che diventi omaggio alla terra che ci ha fatto da madre tenendoci stretti.
I problemi dei paesi "interni" non sono di facile soluzione e, certamente ,le amministrazioni locali sono impotenti(specialmente dei piccoli paesi montani), anche in presenza di buona volontà.
RispondiEliminaBasta una dato:i censimenti della popolazione degli ultimi decenni registrano un calo continuo di popolazione di tutti i centri montani,nessuno escluso.Certamente si nota di meno nei centri più popolosi.
Alcuni anni addietro in un incontro dove si discuteva su questa problematica un "esperto"di urbanistica disse se fosse giusto spendere somme per portare le linee elettriche e telefoniche in contrade dove dimoravano poche nuclei???
La pedagoga affermò che era "pericoloso" per i bambini frequentare classi di pochi alunni perché non potevano avere dei confronti allargati:era conveniente
portarli in plessi più grandi.!
Ciliegina finale il pensiero di un progettista di opere viarie:"siamo certi che collegando con strade moderne i territori interni con le marine non porterà la gente a trasferirsi,in marina, per poi risalire in pochi minuti a lavorare ??.
Oggi,le Cassandre dell'epoca,vengono smentite quotidianamente,merito degli Amministratori attuali che hanno saputo individuare nuovi percorsi di crescita.Quello che più conta è che alla sfiducia,che rientra nel patrimonio genetico della gente del Sud,si sta affiancando la Speranza:e non è poco!
I meritri devono sempre fare il paio con contingenze più o meno fortunate. Spesso l'impegno, la fatica, l'intuizione non bastano a cambiare il corso degli eventi. Ciò non toglie che la gestione della cosa pubblica necessiti sempre di visione ma ancor prima del giusto scatto morale che consenta di spendersi per il raggiungimento di risultati che il più delle volte consegneremo a chi verrà senza poterne godere nell'immediato. Sono le dinamiche di chi amministra, e se vogliamo anche della vita stessa. Con fiducia, pame ambrò, iamu avanti.
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