Il nostro grecanico, la nostra identità
La sopravvivenza del grecanico è in mano alle nuove generazioni: sono loro, accompagnati dalle attività del Museo della Lingua Greca "Gehrard Rohlfs" i protagonisti di un rinnovato interesse linguistico e filologico.
di Giovanni Crea
IV A Liceo Euclide di Bova Marina
Il grecanico è una lingua ancora esistente, che viene spesso considerata minore, ma che appartiene al nostro territorio e ha una lunga e affascinante storia dietro, che definisce il nostro popolo.
Grazie al progetto “Palèa jenèa” promosso dal Museo della Lingua greca “G. Rohlfs” di Bova, di cui siamo stati protagonisti durante questo anno scolastico, abbiamo appreso molte cose importanti sul nostro territorio.
Questo percorso ci ha permesso di discutere non solo della lingua grecanica, ma anche di molti altri aspetti interessanti, come evidenze del passato (antiche monete, vasi, oggetti per cibo e vino), che rappresentano una parte importante della storia del nostro territorio.
Come ben sappiamo, la nostra zona un tempo si chiamava Magna Grecia e ha risentito molto delle influenze greche, sia nella lingua che nelle tradizioni.
Noi del Sud Italia, ad esempio, abbiamo conservato usi e tradizioni che ci sono stati trasmessi proprio dalla Grecia e che solo qui, e non in altre parti dell’Italia, si sono conservati, come il senso dell’ospitalità o il rituale dei funerali con il coro dei lamenti che si fa per il defunto e che oggi sopravvive ancora sotto forma di lutto in casa.
La lingua grecanica, diffusa in paesi come Bova, Roghudi, Gallicianò, Roccaforte, Bova Marina, invece, spesso e a torto considerata come una lingua secondaria e non degna di essere trasmessa alle nuove generazioni, per lungo tempo ha rischiato di perdersi e di cancellarsi, soprattutto durante il periodo fascista, quando tutto ciò che non corrispondeva all’idea di “italianità” veniva stigmatizzato. Infatti essa non viene parlata uniformemente in questi luoghi, e per trovare qualcuno che la sappia ancora parlare bene si deve andare spesso alla ricerca di anziani che vivono in borghi isolati.
Per fortuna negli ultimi decenni è fiorita questa attenzione verso le nostre radici, che parte anche dalla lingua che è propria della nostra terra. Sempre più giovani si stanno appassionando a tutto ciò che riguarda la nostra identità territoriale, l’amore verso il grecanico è rinato e le iniziative per rilanciarlo si sono diffuse.
A Bova, dove le vie sono sia in italiano che in grecanico, un ruolo molto importante in tal senso ha il Museo della Lingua Greco-Calabra “Gerhard Rohlfs”, che raccoglie foto, documenti e testi sugli studi che il glottologo tedesco Rohlfs ha condotto sul grecanico e che dimostrano che tanta gente, anche in passato, ha sempre portato rispetto e interesse verso questa lingua.
Io ritengo che il grecanico sia una lingua da mantenere viva, perché ci rappresenta e fa parte di noi. Abbandonare questa lingua, non volerla conoscere o considerarla inutile sarebbe come dimenticare da dove proveniamo, dimenticare il nostro passato e ciò che per secoli ha mantenuto unito il Sud, nonostante i continui pregiudizi.
Questo concetto di cultura deve essere mantenuto con orgoglio, in ogni modo, e la cosa fondamentale è sensibilizzare i giovani su questo, perché noi giovani siamo il futuro.
La sopravvivenza del grecanico e della nostra antica identità, di cui dobbiamo andare fieri, dipenderà soprattutto da noi nuove generazioni, che dovremo impegnarci in futuro a trasmettere questi valori ai nostri figli.
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