Un Paese ci vuole. Ma anche due
Salma ha un piede in Italia e l'altro in Marocco. Cresciuta a Bova Marina, è la testimone dello Spirito del Luogo. Le sue parole sono un viaggio tra sentimenti e modernità di una seconda generazione che ha fatto propria lo sensibilità dei greci di Calabria.
Di Salma Souadi
*Liceo Scientifico "Euclide" di Bova Marina
Salma, il mio nome, in arabo significa "sana", esattamente l'opposto rispetto a quello che rappresenta in italiano. E' sempre stato ed è questo anche oggi il mio destino, divisa tra due identità, due nazionalità, due culture spesso considerate troppo diverse e opposte tra loro, ma che, a parer mio, sono soltanto “diversamente simili”.
Sono nata e cresciuta in Italia, ma ho origini marocchine. Entrambi i miei genitori, infatti, sono marocchini. Io posso dire di essere una via di mezzo, sono molto legata e ritengo importante la mia parte italiana tanto quanto quella marocchina. Provenendo da una famiglia musulmana, sono cresciuta, com’è ovvio, con valori diversi rispetto agli altri ragazzi della mia età, soprattutto perché la nostra cultura, sotto alcuni aspetti, è diversa, fortemente influenzata dalla religione. Proprio per questo molti dei miei comportamenti e modi di essere sono visti come "strani", ad esempio quando provo a spiegare alcuni dei pilastri dell’Islam, come l’obbligo di pregare 5 volte al giorno, rispettare il ramadan, ossia il digiuno stabilito dall’alba al tramonto, visitare almeno una volta nella vita la mecca e tante altre cose, talvolta considerate anormali nella società in cui vivo.
Spesso vengo valorizzata, ma alcune volte purtroppo anche disprezzata, e non ne capisco il motivo, lo ritengo ingiusto, perché coltivare la multiculturalità, conoscere valori e usanze diverse dai propri, aprirsi all’altro e al diverso, dovrebbero essere occasione di crescita e arricchimento personale, non fattori su cui innalzare i muri del pregiudizio e dell’intolleranza.
Avendo due culture diverse, parlo benissimo entrambe le due lingue, l'arabo e l'italiano, ho imparato l’arabo grazie a mio padre che lo ha insegnato a me e ai miei fratelli sin da piccoli e che ci ha trasmesso la “passione” per la nostra cultura e le nostre radici, pur avendo una visione tradizionale e alquanto severa. Proprio per questo, quando ho la possibilità di visitare il mio paese in Marocco, riesco a vivermi qualsiasi situazione come se abitassi lì da sempre, e questa è una cosa di cui vado molto fiera, perché mi consente di mettere a confronto parole, situazioni, ambienti, di imparare a ogni viaggio cose nuove.
Sento di essere una persona fortunata, molto grata all’Italia e al meraviglioso paese in cui vivo, Bova marina. Mi sento perfettamente integrata in questo luogo che mi ha accolto e fatto sentire sempre a mio agio, ho molti amici e persone che mi vogliono bene, con cui ho instaurato un rapporto sin da subito. Tra l’altro vivo in un territorio per antonomasia simbolo di valori come l’accoglienza e l’ospitalità, crocevia nel passato di culture diverse, ebraica, araba, greca, una sintesi straordinaria che rende questi luoghi, e tutta l’area grecanica, unici al mondo, una condizione che dovrebbe essere sentita come un privilegio per chi in questi territori ha la fortuna di nascere e crescere.
Una delle cose che più mi lega a questi luoghi è il mare, il mare che unisce e divide, il mare che dà la vita e purtroppo anche la morte, il mare che, come scrive Verga in conclusione ai Malavoglia, “non ha paese nemmen lui…”. E invece io un paese ce l’ho, anzi due. Ho due identità, due origini, due personalità, ed è proprio questo che amo di più di me stessa, ciò di cui sono davvero orgogliosa, perché è questo il mio valore aggiunto, è questo che mi rende ciò che sono davanti a tutti e senza vergogna. Mai negherò l’appartenenza a una delle due parti, non sarei più io senza la mia componente italiana o senza quella marocchina. Italia e Marocco le sentirò sempre, entrambe, come le mie due patrie, che mi hanno dato la vita, saputo cullare e fatto di me quella che oggi sono.
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