I misteri della città fantasma di Roghudi
Calamità, leggende che affondano le radici nella tradizione agropastorale e un toponimo greco che parla della natura del luogo. Ecco Roghudi secondo quattro giovani alunni del Liceo Classico Campanella
di Stella Borrello, Gabriele Cascino, Surani Jayakodi e Gaia Spanti
ID - Liceo Classico T. Campanella
Nel 1971 il paese di Roghudi fu sommerso dalle piogge copiose di quei giorni e il piccolo borgo si sfollò. Gli abitanti evacuarono le proprie case e fuggirono dalla devastazione dell’alluvione rifugiandosi nel Comune di Melito Porto Salvo, in un’area che fu loro concessa e dov’è situata l’odierna Roghudi.
A questo paese sono legate diverse leggende. Una tra queste racconta il crudele destino dei bambini che, affacciandosi dal dirupo roccioso, precipitavano negli abissi oscuri del borgo. Così le madri, preoccupate, fissavano un chiodo al muro delle proprie abitazioni e legavano dalle caviglie i loro bambini affinché non si sporgessero dal precipizio. Ancora oggi si dice che tutte le notti è possibile sentire le urla disperate dei piccoli ingenui che chiedono aiuto.
Un’altra leggenda racconta che le Naràde, splendide donne dalle sembianze umane con zoccoli di asina, persuadevano gli uomini di Roghudi con le loro voci soavi e con innumerevoli inganni attiravano le donne per ucciderle. Gli abitanti costruirono tre cancelli che racchiudevano il paese: uno a "Plachi", uno a “Pizzipiruni” e uno ad “Agriddhea”, con lo scopo di proteggersi da quelle presenze.
Il nome del piccolo borgo, in greco «Ρηχούδι», significa pieno di crepacci, aspro.
Roghudi Vecchio, un paese arroccato nel cuore delle montagne dell’Aspromonte situato su un crinale che domina la valle del fiume Amendolea, è una testimonianza delle nostre tradizioni grecaniche. Tutt’oggi gli anziani del posto parlano ancora l’antica lingua: «il grecanico», idioma che pian piano sta sempre più scomparendo.
Il grecanico è il dialetto greco volgare che si sviluppò in Calabria. Le sue origini provengono dalla Magna Grecia e hanno subito numerose influenze.
“La tradizione non consiste nel mantenere le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma.”
Jean Léon Jaurès
Commenti
Posta un commento